mercoledì 20 febbraio 2008

Tu non sei piú sola.

Era sola, e il fatto che fosse sola la faceva sentire ancora piú sola, anche le coppie, a Villa Trabia, che si abbracciavano sotto i baobab millenari le ricordavano che era sola o le madri, con le facce stanche all'uscita dall'asilo. Sola, senza nessuno, senza un amico o un fidanzato e con quell'orribile macchia sul viso. Perché? Si chiedeva nelle sue lunghe notti insonni. Perché ho questa orribile macchia sul viso? E le aveva provate tutte: si ungeva la pelle con pomate e lozioni, comprava ogni tipo di cosmetico, si era affidata all'aiuto di un'equipe di estetisti in via Florerstano Pepe che le aveva rubato migliaia di euro per trattamenti al limite della legalitá. Ma non funzionava nulla. L'orribile macchia non andava via, né il rossore, tanto meno quei maledetti crateri intervallati ora da radure aride, ora da avallamenti spinosi ricchi di una rada e ispida peluria. Stava guidando in via Volturno e pioveva, il cd della sua Y10 si spense di botto interrompendo Grazie Roma. Lei si distrasse un momento e BUM! Va a sbattere contro la Y10 che le sta davanti. Pianta freno. Dall'auto esce un uomo vestito da clown, la pioggia gli scioglie il cerone dal viso. E' colpa mia, scusi! Il clown la guarda basito, guarda quell'orribile macchia e intanto il cerone cola a rivoli sull'asfalto, sul bavero del costume. Adesso é lei che lo guarda basita perché sotto al cerone il viso dell'uomo nasconde un segreto: una macchia porpora ancora piú orribile di quella sua. Improvvisamente non si sente piú sola, unica, ma quella sensazione non le piace. Le scappa un rutto, prova uno spasmo alla pancia, vomita. Fugge a casa, apre il gas, ficca la testa nel forno e piange pensando a quella macchia, cosí grande, cosí screziata, cosí morbida, cosí orribile. Molto piú orribile della sua.

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