venerdì 28 novembre 2008

Connessioni.

Mi bruciano gli occhi, mi fa male la testa e anche la mascella, per non parlare del fondo schiena, prendo un altro pó di Mesulid. Mi stacco dalla sedia di pelle nera, morbida, solo per andare a pisciare, ma poi torno al computer. Qualcuno da fuori mi porta un'arancina o una ravazzata, accompagnate immancabilmente da una gazzosa partannina. Io bevo, mangio e non stacco gli occhi dal monitor. Quello che sto facendo non lo faccio per i warriors, né per i liberisti, per nessuno tranne che per me stesso. Sono certo uno dei pochi che a Palermo possono collegarsi ad internet in questo momento, dopo i casini degli ultimi mesi. Ci riesco perché sono bravo, ho creato un ponte che mi permette l'interlacciamento con una rete wireless governativa, una delle poche che ancora sono attive, probabilmente grazie alla tecnologia satellitare. Ho creato una maschera di subrete che riesce a mantenermi anonimo, la indosso e mi getto nella ragnatela, per trovare maniere sempre piú efficenti di elaborare i dati. Ormai ci siamo. L'ho detto che ci sarei arrivato prima io. Era una lotta contro il tempo ma l'ho spuntata per un pelo. Adesso ho una formula e non mi interessa a chi la daró, che si ammazzino pure tra loro, coi soldi che mi pagheranno mi ci compreró tanto metadone. Io giá lo so come andrá a finire! A me non interessa. Mi ci compro il metadone e me lo sparo tutto qua, davanti al pc, davanti a qualche sito porno. Voglio morire a poco a poco trascinato dal metadone. E forse penseró ancora una volta a lei, a come mi ha ingannato. Sono passati cinque anni e mi brucia come fosse ieri. La formula é quasi pronta, per domattina sará completa. Mi sto appoggiando ad un server sociale che mi permette di elaborare le informazioni ad una velocitá notevole. Ora vado, che devo vomitare.

martedì 25 novembre 2008

Tu veux ou tu veux pas?

Giá. Non aggiorno il blog da tempo. Sará colpa del mio nuovo lavoro, che solo adesso sto cominciando a metabolizzare, o del viaggio in Asia che mi ha lasciato una matassa di ricordi difficili da dipanare? O magari é colpa del mio ultimo viaggio a Palermo, in cui ho impiegato tutto il tempo a impacchettare le tracce del mio passato e catalogarle e ordinarle, a casa della mia defunta e amatissima nonnina? Un passato ingombrante e difficile da trasportare, un passato intenso e ricco di orme e direzioni. O magari é solo una fase di transizione in cui la mia creativitá é in stallo e aspetta nuove idee da sviluppare e raccontare. Possono essere anche tutte queste cause, o magari nessuna di esse, chi lo puó dire? In ogni caso vi lascio con un divertente video di una canzone francese che mi piace molto. Se lo trovo in vinile lo compro...

venerdì 7 novembre 2008

Libera Societá del Dissenso.

Anche da casa mia si vedeva il fumo, se ne sentiva l’odore. Lingue di fuoco salivano a spirale nel buio di corso Vittorio mentre la notte inghiottiva gl'incendiari e gl'incendiati. Sí, perché dentro la biblioteca c'erano persone, una comune per l'esattezza. Erano figli di imprenditori e bancari, operai e impiegati. Si erano barricati dentro dando vita ad una societá libertaria, senza servi né padroni. Passavano le giornate leggendo e accoppiandosi tra loro, mangiavano le cose che gli procacciavano i genitori o semplici simpatizzanti e se le facevano consegnare all'ingresso, nell'atrio della biblioteca, senza uscire fuori né fare entrare altri dentro. Davanti all'ingresso principale avevano issato uno striscione con la scritta "Libera Societá del Dissenso". Giá prima dell'insurrezione non importava a molta gente del patrimonio culturale della cittá. Immaginatevi dopo, quando la prioritá era procacciarsi un piatto di pasta o una pistola! Bé, proprio allora un gruppo di giovani uomini e donne fece a pezzi la serratura della biblioteca e ivi si trasferí. Non erano molti all'inizio, ma a poco a poco il loro gruppo si allrgó considerevolmente. Per entrare nella Libera Societá del Dissenso dovevi portare un tuo contributo, che poteva essere una canzone, un dvd, una poesia o una cosa che non avesse nulla a che vedere con il calcio. La cittá era fuori controllo e i gruppi organizzati la razziavano in cerca di cibo o benzina mentre dietro le porte della biblioteca la Libera Societá del Dissenso metteva in pratica il poliamore. Sembra un controsenso, ma in fondo penso sia stata una cosa bellissima. Almeno finché é durata. Adesso la biblioteca é in fiamme e coi libri e i giornali sta bruciando anche un sogno.