venerdì 7 novembre 2008
Libera Societá del Dissenso.
Anche da casa mia si vedeva il fumo, se ne sentiva l’odore. Lingue di fuoco salivano a spirale nel buio di corso Vittorio mentre la notte inghiottiva gl'incendiari e gl'incendiati. Sí, perché dentro la biblioteca c'erano persone, una comune per l'esattezza. Erano figli di imprenditori e bancari, operai e impiegati. Si erano barricati dentro dando vita ad una societá libertaria, senza servi né padroni. Passavano le giornate leggendo e accoppiandosi tra loro, mangiavano le cose che gli procacciavano i genitori o semplici simpatizzanti e se le facevano consegnare all'ingresso, nell'atrio della biblioteca, senza uscire fuori né fare entrare altri dentro. Davanti all'ingresso principale avevano issato uno striscione con la scritta "Libera Societá del Dissenso". Giá prima dell'insurrezione non importava a molta gente del patrimonio culturale della cittá. Immaginatevi dopo, quando la prioritá era procacciarsi un piatto di pasta o una pistola! Bé, proprio allora un gruppo di giovani uomini e donne fece a pezzi la serratura della biblioteca e ivi si trasferí. Non erano molti all'inizio, ma a poco a poco il loro gruppo si allrgó considerevolmente. Per entrare nella Libera Societá del Dissenso dovevi portare un tuo contributo, che poteva essere una canzone, un dvd, una poesia o una cosa che non avesse nulla a che vedere con il calcio. La cittá era fuori controllo e i gruppi organizzati la razziavano in cerca di cibo o benzina mentre dietro le porte della biblioteca la Libera Societá del Dissenso metteva in pratica il poliamore. Sembra un controsenso, ma in fondo penso sia stata una cosa bellissima. Almeno finché é durata. Adesso la biblioteca é in fiamme e coi libri e i giornali sta bruciando anche un sogno.
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