martedì 8 luglio 2008

Quello che succede.

L'unica maniera possibile per raccontare l'Italia, ma ancor piú Palermo, é la letteratura. Limitato il cinema, limitata la pittura, limitata anche la musica.
I racconti che scrivo, questi 1800 caratteri necessari e dimessi, mettono a fuoco la situazione di completa follia che impera attorno a noi. Non si tratta di surrealimo o qualche altro gioco intellettuale. Lo stiamo pagando noi. Lo stiamo pagando con la nostra vita. Una vita che ormai si compra con poco. Una vita che non vale un cazzo.

Per quanto possa sembrare strano non ho paura dell'insurrezione. Penso che sia l'unica soluzione possibile. Ho paura dell'accettazione, ho paura che la gente continui ad accettare di essere governata da grottesche caricature di delinquenti che nemmeno i film di serie z sono stati capaci di rappresentare peggio.
Ma certo, sono anche convinto, che come tutte le cose, anche l'insurrezione sarebbe vissuta dando il peggio di sé.

Quindi non scrivo storie fantascientifiche, non invento niente. Parlo semmai d'una dimensione altra, plausibile, in cui la gente, stanca di tutto, ha preso in mano la situazione. Una dimensione vicinissima, vivida; indosso i miei occhiali speciali e la vedo.

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