martedì 3 giugno 2008

Insurrezione: giorno 8.

Sono in via Colonna Rotta senza soldi, senza casa, senza eroina e ho pure due persone a carico. Non riesco a vedere il futuro roseo, anzi, penso al suicidio. Come farei? Con la robba ovviamente. Prima la inietterei a Ino, che per come é messo muore subito, poi a Lena ed infine con la stessa siringa mi ammazzerei io, che senza di loro che vivrei a fare? Va bene il suicidio, ma manca la materia prima. Cazzo cosa darei per qualche grammo di brown. Sicuramente mi si legge in faccia. Che voglia irresistibile, cazzo. Camminiamo un pó. Senza una meta precisa. In silenzio. Con gli occhi bassi sull'asfalto e le dita che grattano le nuche. Ci fermiamo ad un portone ad altezza Danisinni. Dal cortile giungono schiamazzi e urla. Entriamo passando da un cancelletto striminzito per ritrovarci in uno spazio abbastanza grande, quadrato. Una discreta folla di persone incita due combattenti, che nudi si fronteggiano al centro dello spiazzo. Sulla sinistra, seduta davanti ad un tavolino pieghevole, una signora magra e appuntita prende le scommesse. Dietro di lei un cartello scrive: Caló 11-Solano 3. Dal balcone di un'abitazione un ragazzino vende MELLONE GHIACCIATO tramite un cesto di vimini. Mi faccio spazio tra le persone, e per una volta mi sento meno derelitto di quelli che mi stanno attorno. Facce segnate dalle cicatrici, abituate alla violenza, stordite dall'improvvisa libertá, inebriate dall'insurrezione. Non capii bene quello che vidi, dovetti aspettare qualche minuto affiché il cervello elaborasse i dati che gli occhi trasmettevano. Erano due vecchi nudi che si sbranavano come cani impazziti, ma senza forza, le dita appuntite, i genitali avvizziti, uno di loro trascinava una gamba rotta mentre l'altro gli tirava i capelli. ANDIAMO VIA! Gridai a Lena e Ino.

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