martedì 3 giugno 2008
Insurrezione: altri 7 giorni piú o meno.
Non posso ricordare molto del nono giorno dell'insurrezione. Non ricordo gli spari, e i mezzi congolati che entrano da Porta Felice, e i bagni di sangue, la guerriglia urbana e la morte eroica di Nino Vigna, insomma tutto quello che poi scriverà l'organo di stampa e che verrá pubblicato nel libro di storia. Nulla di tutto ció. Il mio unico ricordo é dei crampi, e degli spasmi orrendi delle mie gambe e braccia, le vampate di calore e i sudori freddi. Un male che mi scuoteva da dentro, rendendomi cieco, zoppo, vulnerabile, isterico e nervoso. Lena aveva gli stessi sintomi, anche se in maniera piú lieve, mentre se non fosse stato per Ino forse saremmo morti entrambi. Lui non stava male, o almeno non soffriva del nostro stesso male. E al dolore l'avevano abituato le sue coliche, sin dalla piú tenera etá. Dopo che gli insorti avevano incendiato il palazzo in cui vivevo c'eravamo accampati in una grotta nella vallata sul fiume Oreto. Sapevo che il dolore era alle porte perché sudavo come un cane, la cittá non era piú un luogo sicuro ma non avevamo molti posti dove andare. Non ricordo nemmeno come arrivammo all grotta. Quando ripenso a quei giorni vedo solo le nere pareti della roccia nuda che mi avvolgono come un sudario, mentre da fuori la luce del sole mi fa lacrimare gli occhi. Ino mi porta dell'acqua ma io la vomito immediatamente. Dolore, dolore, dolore. Dal mio corpo si alza un urlo che investe tutto il mondo, anzi, tutto il mondo, qualsiasi cosa, inizia a urlare all'unisono con me. Dimentico tutto, anche il mio amore per Lena. Sono solo io e la mia carne che esplode. Non posso dormire, ma non sono nemmeno sveglio. Stavo cosí male che mi sarei iniettato un pugno di terra se solo avesse contenuto qualche molecola di robba dentro. Fu la settimana piú lunga della mia vita.
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