lunedì 30 marzo 2009

La gioia armata.

Giorni fa, mentre guardavo un autobus della linea AMAT 230, che affondava sbuffando a largo di Carini mi resi conto che avevo sbagliato tutto. Lasciai la borsa qualche metro dietro di me e i sacchetti col riso e le lenticchie e mi sedetti sulla spiaggia. L'acqua entrava dai finestrini e la vettura gorgogliava stancamente mentre il sole del pomeriggio si faceva piú tenue all'orizzonte. ABBIAMO SBAGLIATO TUTTO. Pensai. I gruppi di affinitá, gli espropri dai notai, alle poste, l'azione diretta, tutto quello per cui ho lottato e combattutto da quando avevo 16 anni. Se davvero la societá senza stato, senza leggi senza potere, é questa, per cosa ho dato la vita? La gioia armata. No, non é gioia, é noia. Perché adesso qui c'è davvero l'insurrezione e la gente scappa. Lo spontaneismo non ha piú senso, vincono i gruppi gerrachizzati. Guardo adesso l'acqua che avvolge l'autobus, arriva ormai allo specchietto retrovisore del conducente, anche il sole sta scomparendo. Cosi come é scomparsa in me la gioia armata. Dovrei tornare a casa, alla mia vita non piú borghese, che ho odiato che ho usato come paravento alle riunioni clandestine, senza che mio marito sospettasse nulla, e poi la mattina un bacio e al lavoro. Gli raccontavo che erano riunioni sindacali, ma lui non sapeva, povero Luca! 9 anni insieme e nemmeno una pallida idea di chi io sia veramente. L'autobus é scomparso e anche il sole. Comincio a sentire freddo. Tiro su il colletto della blusa e raccolgo i sacchetti col riso e le lenticchie. Torneró a casa. Stanotte faró l'amore con Luca, lo stringeró a me fino alla fine. Voglio cambiare, sono giá cambiata, cambieró ancora di piú. Faró un figlio, diventeró una persona normale e forse tra qualche anno gli racconteró tutto e lui capirá. Respiro la nottte e sa di alghe.

1 commento: