Di tutti i miei amici italiani che vivono in Corea del Sud Nicola é il meno pazzo. Per questo tutti gli altri fanno affidamento su di lui, e lui gli risolve i problemi.
Nicola é generoso e ci crede veramente.
Crede nei suoi studi e nella sua passione. Appena finita l'universitá (lingue orientali) é riuscito nella difficilissima impresa di farsi sganciare una borsa di studio (lottando contro il nepotismo e l'oscurantismo dell'italico mondo universitario) e quando il suo professore gli ha chiesto: Nicola dove vuoi fare il dottorato? Lui senza remore ha risposto: So dove NON voglio farlo. In Italia.
Ed é partito per l'estremo oriente.
Nicola parla il coreano e il giapponese, e li parla bene. Molto bene.
Ci crede.
Lui crede che un italiano puó essere felice vivendo in Corea del Sud. Anzi crede che in italiano vivrá piú felice in Corea del Sud piuttosto che in Italia, e pensandoci bene non posso dargli torto.
Ma torniamo all'uomo.
Nicola é una persona che ti mette di buon umore. Sorride sempre e mangia per tre. Non a caso ha messo su un pó di chili da quando vive a Seul.
Tutto questo mi permette di fare una veloce digressione sul cibo coreano, che, tanto per cominciare, é buonissimo.
In Corea si mangia a tutte le ore. La colazione solitamente é salata, non dissimile dal pranzo, dalla cena e dai vari spuntini. I dolci non incontrano i gusti dei coreani e le poche cose dolci che cucinano vengono consumate a mò di snack. Nicola mi ha confessato che i coreani, per esempio, odiano il cioccolato.
Il cibo tipico della Corea é il kimchi (una sorta di accompagnamento a tutti gli altri pasti, a base di foglie di verza lasciate macerare con aromi vari e peperoncino), normalmente lo portano prima del pasto vero e proprio insieme ad altri stuzzichini che vengono riportati quando terminano. Poi di solito si sceglie un piatto per ogni commensale e non é infrequente o maleducato provare direttamente dalle ciotole degli altri. Spessissimo vedrete al centro della tavola, una sorta di fornello, su cui viene cucinato il cibo direttamente dai commensali e Nicola in questo é un esperto.
L'unica cosa che non ha mai mangiato é il bushidan, la famosa zuppa di cane, che in Corea viene consumata in ristoranti spogli e oscuri, dai vetri appannati, quasi di nascosto, da attempati sognori che sperano che quel pasto rinvigorisca la perduta potenza sessuale.
Nicola adora i mandhu, cioé ravioloni ripieni (normalmente o di carne o di kimchi) e mi ha portato nel migliore ristorante di Seul. Un palazzo di due piani dove fabbricano i ravioli uno per uno a mano, con materiali di primissima scelta e rara maestria.
Nicola ha un cuore grande, dicevo, e non si nega mai quando si tratta di aiutare qualcuno.
É capace di rischiare tutto, anche la sua preziosissima borsa di studio e quindi il visto pur di aiutare un amico, e l'ha fatto.
Ah, dimenticavo, Nicola ha una minchia di dimensioni mostruose. Avreste dovuto esserci nelle saune coreane con noi, quando gli avventori indigeni si ritiravano imbarazzati al suo regale passaggio!
Nicola é generoso e ci crede veramente.
Crede nei suoi studi e nella sua passione. Appena finita l'universitá (lingue orientali) é riuscito nella difficilissima impresa di farsi sganciare una borsa di studio (lottando contro il nepotismo e l'oscurantismo dell'italico mondo universitario) e quando il suo professore gli ha chiesto: Nicola dove vuoi fare il dottorato? Lui senza remore ha risposto: So dove NON voglio farlo. In Italia.
Ed é partito per l'estremo oriente.
Nicola parla il coreano e il giapponese, e li parla bene. Molto bene.
Ci crede.
Lui crede che un italiano puó essere felice vivendo in Corea del Sud. Anzi crede che in italiano vivrá piú felice in Corea del Sud piuttosto che in Italia, e pensandoci bene non posso dargli torto.
Ma torniamo all'uomo.
Nicola é una persona che ti mette di buon umore. Sorride sempre e mangia per tre. Non a caso ha messo su un pó di chili da quando vive a Seul.
Tutto questo mi permette di fare una veloce digressione sul cibo coreano, che, tanto per cominciare, é buonissimo.
In Corea si mangia a tutte le ore. La colazione solitamente é salata, non dissimile dal pranzo, dalla cena e dai vari spuntini. I dolci non incontrano i gusti dei coreani e le poche cose dolci che cucinano vengono consumate a mò di snack. Nicola mi ha confessato che i coreani, per esempio, odiano il cioccolato.
Il cibo tipico della Corea é il kimchi (una sorta di accompagnamento a tutti gli altri pasti, a base di foglie di verza lasciate macerare con aromi vari e peperoncino), normalmente lo portano prima del pasto vero e proprio insieme ad altri stuzzichini che vengono riportati quando terminano. Poi di solito si sceglie un piatto per ogni commensale e non é infrequente o maleducato provare direttamente dalle ciotole degli altri. Spessissimo vedrete al centro della tavola, una sorta di fornello, su cui viene cucinato il cibo direttamente dai commensali e Nicola in questo é un esperto.
L'unica cosa che non ha mai mangiato é il bushidan, la famosa zuppa di cane, che in Corea viene consumata in ristoranti spogli e oscuri, dai vetri appannati, quasi di nascosto, da attempati sognori che sperano che quel pasto rinvigorisca la perduta potenza sessuale.
Nicola adora i mandhu, cioé ravioloni ripieni (normalmente o di carne o di kimchi) e mi ha portato nel migliore ristorante di Seul. Un palazzo di due piani dove fabbricano i ravioli uno per uno a mano, con materiali di primissima scelta e rara maestria.
Nicola ha un cuore grande, dicevo, e non si nega mai quando si tratta di aiutare qualcuno.
É capace di rischiare tutto, anche la sua preziosissima borsa di studio e quindi il visto pur di aiutare un amico, e l'ha fatto.
Ah, dimenticavo, Nicola ha una minchia di dimensioni mostruose. Avreste dovuto esserci nelle saune coreane con noi, quando gli avventori indigeni si ritiravano imbarazzati al suo regale passaggio!
4 commenti:
Ecco, le ultime righe sono quelle che da un lato mi lasciano interdetto (ma come, un etero che nota il cazzo dell'amico?) e dall'altro mi fanno venir voglia di viaggio intercontinentale :-) (scherzo, ho troppa paura degli aerei... e delle minchie enormi)
Essere eterosessuale non vuol dire essere cieco...
Ma che ha la minchia più grossa della mia ?
SOlo tu lo puoi dire ahahah
....per quanto sia etero, un "bel gioiello" fa sempre la sua bella figura...
E poi davanti a tutti assume maestosita' !
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