mercoledì 16 aprile 2008
Insurrezione: giorno 2.
Ci sparammo tutta la robba che c’era in casa in un solo pomeriggio, e siccome Ino continuava a gridare e lamentarsi scosso dalle coliche pungemmo anche lui. Ero felice e anche Lena era felice, Ino non so se fosse felice, ma almeno non si contorceva. Tutto il dolore dei giorni che eravamo stati separati e delle ferite e delle umiliazioni scomparí come l'ago nella pelle. Mi raccontó che avevo lasciato la porta aperta, quando ero scappato in cerca d'aiuto. I vicini l'avevano vista, per terra, in mezzo al vomito, in overdose e impauriti avevano chiamato il 113. Mi raccontó di come l'avevano trattata, solo perché era nata a Timisoara. Ammanettata alla barella, a smaltire la scimmia nel corridoio del pronto soccorso, e poi giú al commissariato, dove l'avevano percossa, minacciata, torturata e infine lasciata in una cella sola per due giorni, senza mangiare, né bere. Nel frattempo era scoppiata l'insurrezione e il commissariato era stato evacuato di fretta. Per fortuna fu trovata da un paio di ragazzini graffitari che avevano approfittato della confusione per tingere coi loro murales le pareti bianche della questura. La abbracciai forte. La baciai sulla bocca e la sua lingua era dolce come la martorana. TE IUBESC. Facemmo l'amore svogliatamente, a causa dell'eroina non arrivammo all'orgasmo ma non era importante perché finalmente eravamo di nuovo insieme. Poi ci rendemmo conto che avevamo scopato mentre Ino si trovava nella nostra stessa stanza. Per fortuna era sconvolto, non doveva essersi reso conto dell'accaduto, o non di tutto. Fece buio e accendemmo le candele. La casa pareva fatata e il volto di Lena sembrava disegnato da un pittore del 500. Andammo a letto presto, e cosí passó anche il secondo giorno d'insurrezione.
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