lunedì 18 agosto 2008
Libertá o morte.
Ho vissuto tutta la mia vita da leader. A scuola anche se non ero bravo come Pipitó lo superavo in altezza e supponenza, cosí malgrado la qualitá del suo greco fosse superiore prendevo voti piú alti. Ero il primo della classe ma non per questo rinunciavo allo sport. Appassionato di calcio arrivai ad entrare nei pulcini del Palermo, e forse avrei anche sfondato se non fosse stato per una lesione ai legamenti crociati che mi costrinse ad un riposo forzato. Avevo circa 16 anni e mi sembrava di impazzire, solo in agosto tra le sale barocche della villa Costanza, recente acquisto dei miei ricchi genitori. Cosí, quasi per gioco mi iniziai ai misteri dell'economia. Non c'era nulla da leggere in casa, a parte i testi universitari di mio padre, ed ecco che partii dalle basi: teoria dell'economia, diritto pubblico, statistica, economia aziendale e principi di contabilitá. Quell'estate fu la piú bella della mia vita, malgrado la gamba dolorante un universo dorato si stava aprendo davanti ai miei occhi. Dedicai il resto dei miei studi proprio a quell'affascinante materia, pur non rinunciando alla cura del mio corpo e a qualche effimero piacere della carne. La mia carriera la conosce di sicuro, il mio nome spesso é menzionato dai periodici locali e nazionali. Sono un uomo di successo, sono un leader, era ovvio che avrei approfittato dell'insurrezione come ho approfittato del rincaro del greggio. Non deve, non puó giudicarmi, non ne ha il diritto, io sono un leader e se mi spara che ne sará di tutti loro? Dobbiamo rilanciare l'economia. Anche sua figlia era d'accordo, mi ricordo del suo entusiasmo e ottimismo. Una vera attivista. La sua perdita ci ha segnato moltissimo, é stato un vero crack, ma le assicuro che laveremo la sua morte col sangue. Parola di Graziano. Libertá o morte.
Costretto a sparare ancora.
Cosa si deve aspettare per sparare? Cosa si deve aspettare per premere il grilletto e poi voltare le spalle e andarsene? É una sensazione indescrivibile, elettrizzante. L'idea precisa di stare annullando la vita di un altro uomo é qualcosa di tremendamente grande e immenso che mi fa sentire vicino a dio. Che mi fa sentire proprio come lui. A sua immagine e somiglianza, cosí dicono, vero? Ed era cosí facile... Come ho potuto aspettare tutto questo tempo?
Guardo da fuori le ombre che si allungano mentre monte Pellegrino si illumina di una luce rosata e non penso a niente. Ho la mente vuota. Mi sento freddo come un ghiacciolo alla menta. Accendo una N80. Mi perdo nella contemplazione del nulla, come se mi fossi scollegato dalla vita qualche minuto, tanto che la sigaretta é giá alla fine e quasi mi brucia le dita. Sento che ci siamo. Vuole risalire. Il ricordo. Il ricordo di Tina si sta facendo strada nella mia testa. Mi sento i brividi e cerco di controllarmi. Mi sforzo a tenerlo lontano, ma so che prima o poi ce la fará a risalire perché non sono abbastanza forte, anche se ho la pistola.
Maledette elezioni. Me l'aspettavo che sarebbe successo qualcosa, ma non credevo che saremmo arrivati a questo punto. E ormai tutto é fuori controllo.
Se non fosse per Giada giá l'avrei fatta finita. Ma lei sta malissimo. Dalla morte di Tina ha iniziato a lasciarsi andare e senza di me nessuno si prenderebbe cura di lei.
Un mugolio soffocato mi risbatte in faccia la realtá. Lui é in un lago oscuro di sangue, ha gli occhi chiusi e la bocca spalancata ma non é ancora morto. Sta cercando di dirmi qualcosa. Deve essere importante perché si sta sforzando da un po'. L’unica cosa che riescoa catire é “minchia”. Sono costretto a sparare ancora.
Guardo da fuori le ombre che si allungano mentre monte Pellegrino si illumina di una luce rosata e non penso a niente. Ho la mente vuota. Mi sento freddo come un ghiacciolo alla menta. Accendo una N80. Mi perdo nella contemplazione del nulla, come se mi fossi scollegato dalla vita qualche minuto, tanto che la sigaretta é giá alla fine e quasi mi brucia le dita. Sento che ci siamo. Vuole risalire. Il ricordo. Il ricordo di Tina si sta facendo strada nella mia testa. Mi sento i brividi e cerco di controllarmi. Mi sforzo a tenerlo lontano, ma so che prima o poi ce la fará a risalire perché non sono abbastanza forte, anche se ho la pistola.
Maledette elezioni. Me l'aspettavo che sarebbe successo qualcosa, ma non credevo che saremmo arrivati a questo punto. E ormai tutto é fuori controllo.
Se non fosse per Giada giá l'avrei fatta finita. Ma lei sta malissimo. Dalla morte di Tina ha iniziato a lasciarsi andare e senza di me nessuno si prenderebbe cura di lei.
Un mugolio soffocato mi risbatte in faccia la realtá. Lui é in un lago oscuro di sangue, ha gli occhi chiusi e la bocca spalancata ma non é ancora morto. Sta cercando di dirmi qualcosa. Deve essere importante perché si sta sforzando da un po'. L’unica cosa che riescoa catire é “minchia”. Sono costretto a sparare ancora.
Il racconto dello scialacquatore.
Ho vissuto buona parte della vita da scialacquatore. Non sono vecchio, ma in pochi anni mi sono sparato tutta l'ereditá della zia Licia. La proprietaria dell'Hotel Principe e di Villa Igiea. In realtá ho sperperato un partimonio in minchiate. Qualche cattivo investimento e molti regali. Visto che ero brutto come una scimmia mi sono anche fatto rifare nuovo dal chirurgo platico. Liposuzione, una grattatina agli zigomi da pellerossa, la seria riduzione della proboscide e in ultimo un allungamento del pene (che in realtá mi ha provocato piú problemi che gioie). Cambiai amicizie dopo l'ereditá. Iniziai a frequentare donne bellissime, ricchi parvenu russi, qualche aristocratico decadente, annoiati rampolli di buone famiglie, politici rampanti e alti prelati. Tutti inevitabilmente tristi e cocainomani. Mi restava poco del patrimonio ereditato e giá iniziavo a nutrire serie preoccupazioni per il mio futuro da scialacquatore quando all'improvviso Graziano mi disse che avremmo dovuto organizzarci per fare fronte agli eventi. Ed eccomi nel direttivo. Non che facessi molto altro a parte organizzare feste, ma ero importante all'organizzazione. Mi portarono Tina dopo un privé, ancora intontita dall'alcol e dalle droghe. La ripulii tutta, le diedi un letto nella stanza che chiamiamo l'harem (lo so é un nome orribile, adesso me ne vergogno) e mi presi cura di lei. Era diversa dalle altre, sempre nel suo mondo, sempre con la testa tra le nuvole. Non c'entro niente con la sua morte, anzi, per essere sincero non sapevo nemmeno che fosse morta. Mi dispiace e le faccio le mie condoglianze. Adesso peró non ci pensi piú. Dobbiamo risanare l'economia per potere risollevarci. Ci vuole ottimismo. Non sarebbe capace vero? Di utilizzare quella pistola, dico...
giovedì 14 agosto 2008
Il vero folk.
Il vero folk non é Rosa Balistreri, Shirley Collins, Amalia Rodriguez, né tantomeno La Nuova Compagnia di Canto Popolare, gli Inti-illimani o la Albion band. É tutto cosí puro... Fatto di gente che non caca. Fatto di esseri sublimi e angelici.
martedì 5 agosto 2008
Il racconto dello svizzero.
Ho vissuto tutta la mia vita da svizzero. Sveglia alle sei e mezza. Toeletta, poi al bar di Pino per la prima colazione. Sempre la stessa ormai da 30 anni: cornetto e latte macchiato. Dolce. Molto, molto dolce. Poi al lavoro fino alle sette. Nelle 2 ore di buco andavo al bar Costa, mangiavo un piatto di anelletti e leggiucchiavo il sicilia. Mi piace la precisione, mi piace l’ordine, mi piace la pulizia. Una volta a casa dopo il lavoro o nel fine settimana, pulivo tutto. I mobili tirati a specchio, le piastrelle lucenti, i pomelli, uno per uno, brillavano come stelle. Come sono diventato liberista rivoluzionario? A ripensarci non me lo so spiegare. Per paura, credo, perché mi resi conto che era meglio affiliarsi a qualche gruppo e visti i miei trascorsi in banca mi sentivo piú corente come liberista. Iniziai ad andare alle riunioni, poi mi imbarcai volontario negli azionisti. I gruppi di azione che vanno in giro per la cittá. Il mio compito era la propaganda. Scrivevo volantini, stampavo manifesti, inventavo slogan. La mia precisione e i miei modi ineffabili piacquero al premier Graziano e mi attirarono le invidie e i rancori dei soci piú anziani. Graziano mi confidó che ero l'azionista numero due, solo al di sotto di Anello e che per questo mi meritavo un regalo. Quel regalo era tua figlia. Mi portarono Tina vestita con un toppino inesistente e una minigonna davvero succinta. Misero su un cd di Venditti costringendola a ballare un'oscena danza erotica. Mi sentido a disagio in quella situazione, ma non potevo fare altrimenti, Graziano stava lí a mio fianco pronto per giudicarmi. Le giuro che non l'ho uccisa io, poverina! Poi le confesso che a me le donne nemmeno piacciono, sono sporche, se no perché si metterebbero tutti quei profumi?
Il racconto del parassita.
Ho vissuto tutta la vita da parassita. Un penoso lavoro di portinaio in uno stabile di via Danimarca, poi finalmente, dopo tanti sforzi una falsa pensione di invaliditá. A quel punto ho abbandonato il lavoro per dedicarmi al mio interesse maggiore: la pornografia. A casa ho una collezione di 5000 videocassette porno di tutti i generi. Passavo le giornate in giro per i videonoleggi, alla ricerca di qualche titolo interessante e quando lo trovavo andavo subito a casa a copiarlo. Gli anni sono passati ed arrivó l'epoca di internet e del dvd. Cercavo di stare al passo coi tempi ma alla fine la buona vecchia vhs restava la mia preferita. Vivevo le mie giornate seguendo il ritmo inesorabile dell'onanismo, cullandomi in un mondo plastificato fatto di silicone e bukkake. Col tempo gli acciacchi iniziarono a colpirmi e se non fosse scoppiata l'insurrezione la mia vita non sarebbe mai cambiata. Ma arriviamo al punto. Il giorno dopo le elezioni mio cognato mi dice che la cittá é in rivolta. Devo prendere una decisione e mi lascio travolgere dalle sue parole. Divento un liberista rivoluzionario. Conosco gente. Esco di casa. Inizio anche a masturbarmi di meno. Eravamo a Mondello, stavamo innescando la bomba che avrebbe distrutto la statua della Sirenetta, quando un urgente bisogno prostatico mi obliga a defilarmi. Sulla spiaggia c'é Tina, é sola, ha lo sguardo spaurito, ma mi invita a sedermi con lei a guardare il mare. Ci amiamo lí, senza tabú, senza paure. Poi la porto via con me, alla sede. Io la trattavo bene, le davo da mangiare, e prima di partire dissi agli altri di fare altrettanto. Che ne sapevo... Che ne sapevo che l'avrebbero ammazzata!!! La prego, abbassi quell'arma adesso... Io non c'entro niente, io a sua figlia l'amavo...
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