mercoledì 10 dicembre 2008
Bianca neve in via Africa
Sandro e Gino erano fuori, coi ragazzi della via Africa, a giocare una partita di pallone che durava ormai da ore, intanto Briciola dormiva accucciata ai miei piedi, davanti alla tv spenta. Cuocevano i broccoli che la casa puzzava di morte quando aprii, malgrado il freddo, la finestra, quella che dá su via Resuttana, mentre dall'altra vedevo con la coda dell'occhio i bambini correre dietro al Super-Tele. Il cielo era di un rosa confetto simile ai ricordi del rosa anni 50 dei cappelli di mia madre, quando improvvisamente vidi quei fiocchi che cadevano dal cielo. Bianchi, candidi come i denti di Sandro, morbidi come le guance di Gino. LA NEVE? pensai incredula, anche Briciola si incuriosí per quelle strane presenze nel cielo. Si alzó stiracchiando prima le zampe anteriori e poi le posteriori, e si avvicinó ad annusare un fiocco bianco appena entrato dalla finestra aperta. Non appena col musetto sfioró la neve, inzió a starnutire, soffiare, mugolare come quando gli schiaccio la codina per sbaglio, di dolore. La cosa mi sembró strana. CHE SUCCEDE? BRICIOLA? Prendo il fiocco di neve tra le dita ed un prurito fortissimo mi infiamma la mano intera, poi inizia anche a bruciarmi la pelle, come quando per caso ti schizza sopra l'olio della padella. Mi affretto a chiudere la finestra, cercando di schivare i fiocchi di neve entrati nel frattempo ed un pensiero si fa strada nella mia testa, un pensiero che mi fa rabbrividire piú di mille inverni palermitani: il pensiero di Sandro e Gino in via Africa. Mi giro di scatto e dall'altra finestra vedo tutti i ragazzi, quelli che fino ad un attimo prima giocavano a calcio, contorcersi e gridare, piangere e cercare un riparo. Non riesco a riconoscere i miei figli. Indosso un impermebile ed esco; dalla porta entrano fiocchi trasportati dal vento.
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