sabato 10 maggio 2008

Insurrezione: giorno 4.

Ino camminava piano, da quando prendeva eroina i suoi dolori erano quasi spariti. Adesso indossavamo entrambi pantaloni a scacchi bianchi e neri da cuoco e stivali di gomma. SIETE BUFFI. Commentó Lena vedendoci vestiti uguali. Ino a soli dieci anni sembrava vecchio almeno il doppio. Cosí pelato e itterico. Era il quarto giorno che la citta, e forse la nazione, era insorta a causa delle elezioni. E solo allora cominciammo ad avere fame. A casa non era rimasto quasi niente e quel poco che c'era era germogliato o imputridito nel frigorifero spento. LO SMA. Disse Ino distinguendo nell'oscuritá la scritta verde. Tra gli scaffali del supermecarto reganava il caos. Sul pavimento cocci di vetro e pozze di melma. PRENDINE PIÚ CHE PUOI. Dissi passando le confezioni di Manzotin al bambino. Rubammo anche risotti knor liofilizzati. Notai che la gente aveva preso soprattuto salmone, caviale, paté di fegato d'oca, bottarga e tutte le prelibatezze che normalmente non si poteva permettere. Ino aveva un barattolo di nutella tra le dita quando un tipo vestito di scuro mi puntó una pistola alla faccia. NON MUOVERTI. Lascio cadere il sacchetto. QUA NON DOVETE VENIRE PIÚ, BASTARDI; VE L'AVEVO DETTO. Cercai di discolparmi. MA IO NON SONO MAI... BASTA! Ringhió il metronotte. VE LA SIETE CERCATA! Armó il cane e pensai che ormai per me era finita. Il rumore dello sparo mi fece torcere le budella, ma poi sentii delle voci. LIBIRTÁ O MORTI. Gridavano in una specie di canto cadenzato. Poi entrarono allo SMA. Indossavano tute da ginnastica. Dovevano essere una ventina. LIBIRTÁ O MORTI. Ed iniziarono a spaccare tutto, esaltati come bambini l'ultimo giorno di scuola. Afferrai il sacchetto e scappai fuori sperando di non essere visto. Ino mi aspettava leccandosi la nutella dalle dita.

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