sabato 10 maggio 2008
Insurrezione: giorno 3.
Dovevo trovare un pó di robba. Lena sudava giallo, gli occhi sprofondati dentro le ossa, non diceva nulla ma sapevo che ne aveva bisogno. POSSO VENIRE? mi chiese Ino quando vide che mi vestivo. Risposi di no perché temevo per la salute del bambino, giá malato di suo, e preferivo che qualcuno restasse con Lena, per non lasciarla sola. Appena fuori mi resi conto che il giubbino grigio faceva entrare dai buchi ai gomiti un freddo pungente che mi grattugiava i peli del petto facendoli sbattere come granchi sospinti dalle onde. La cittá era deserta, il terzo giorno dell'insurrezione, e bella. Sembrava pulita, senza nessuno in giro. In via Lattarini trovai un negozietto aperto. Entrai per chiedere cosa fosse successo ma non pareva esserci nessuno. Dai vestiti per terra capii che l'avevano saccheggiato. Presi qualche pantalone da cuoco e degli stivali di gomma perché non rimaneva molto altro. Alla Vucciria non c'era nessuno. Feci qualche passo e mi resi conto con orrore che la statua della fontanella era tutta sporca di sangue. Avvicinandomi vidi che seguendo un assurdo motivo decorativo erano state appese alcune teste umane sul predellino della vasca, la cui acqua era rossa e stantia. Vomitai, mi misi a correre e svoltai in un vicoletto senza nome. Doveva essere stata l'astinenza o l'abitudine a spingermi lí. Spostai un pezzo di marciapiede eroso ad arte e trovai una bustina piena. La robba era lí dove la nascondevano abitualmente. Cazzo che fortuna. Infilai la busta nelle mutande e corsi via. sulla strada di casa vidi un gruppo di insorti che perlustravano corso Vittorio vestiti di nero. Avevano strani trofei appesi alle cinture. Erano dita mozzate e orecchie. A Lena ed Ino decisi di non raccontare nulla. Ci bucammo al tramonto e Ino ne volle un pó.
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