Matapolio Ottobre 2010
lunedì 4 ottobre 2010
Un anno di amore
Mi rido` il benvenuto come si da il benvenuto a una metastasi. Ma sono ancora qui. Geograficamente in un altro mondo - il piu` lontano possibile dallo sfacelo italiano - per osservare da lontano il declino e sorseggiare il mio Tanduay Ice mentre tutti intorno fumano polonio. Un anno e` passato, o quasi, e i miei racconti sanno di profetico, no? L'insurrezione? Non ancora, ma siamo li`, arrivera` tra poco, ma non inaspettatamente. E la letteratura e` l'ultima cosa che mi resta. Tutto attorno a me e` amore, e i miei sono solo e sempre messaggi o lettere d'amore. Parole dietro le quali e` bello nascondersi.
martedì 24 novembre 2009
Lo scroto di Palermo
Ormai lo sento, il degrado é mio, la mia pelle sporca, i miei capelli inzaccherati. Ricordi i giorni della schiavitú? Non sono mai passati, compá. Le scarpe rotte non mi proteggono i piedi. Le dita, si le dita, sono massacrate dai geloni, e la sporcizia non aiuta. Ho costruito una casa, compá. Tu che dicevi: NON AVRAI MAI UNA CASA TUA, NON CI RIUSCIRAI MAI, NON GUADAGNI ABBASTANZA, NON C'È LAVORO. Invece ce l'ho. E l'ho fatta con le mie mani. La chiamo l'igloo. Ha la struttura di un igloo, ma non di ghiaccio, non di ghiaccio compá. L'odore? Ti ci puoi abituare. Devi essere parte del tutto, all'inzio cerchi risposte, ti fai domande, il tuo corpo si difende, reagisce. Poi ti senti male. Un dolore infinito, nella pancia, non nei polmoni. Una specie di vomito represso cronico globale. Ma l'uomo é l'animale piú adattabile che esiste, la gente del polo vive negli igloo, si é adattata, loro non hanno altro che neve, noi qui a Palermo che abbiamo? Monnezza. Ci dobbiamo adattare anche noi, compá. Nella monnezza dobbiamo vivere e lo faremo, nel nostro igloo di monnezza. Le mie unghie ormai non arrivano al cuoio capelluto, lo strato di grasso mi isola la cute, non ho bisogno del cappellino, quello di cui non ho bisogno lo elimino. Voglio vivere nella purezza, compá. Elimino gli strati superflui, ne ho eliminati tanti fino ad ora. Ricordi i giorni dell'amore? Anche quello superfluo, compá. Va eliminato, per essere un tutt'uno con Palermo, con la monnezza. Voglio essere lo scroto di Palermo, non mi mancano piú i tuoi baci, mi mancano i tuoi schiaffi.
venerdì 21 agosto 2009
mercoledì 15 luglio 2009
Ordine pubblico
Noi siamo Roberta e Valeria, siamo gemelle e forse voi ci ricordate come vallette dello zio Pino Taranto, su TeleMonteGarriolo, o magari avete comprato la nostra cassetta di canzoni napoletane. Ieri c'e stato il festino. La cittá era afosa, la gente incuddata in un unico essere ansimante e sudato. Noi come sempre al lavoro, al Borgo, nella nostra rivendita di liquori e altro. Non vogliamo raccontare il festino, l'ennesimo, sempre uguale, scandito dal carro della santuzza e dallo schiocco violento delle labbra succhianti viscide lumache. Quello che vogliamo riferire é altro. Cioé, che qualcuno, ieri pomeriggio é venuto qui in una grande macchina nera, coi vetri oscurati. Non possiamo dire chi era questa persona perché la sua importanza é tale che abbiamo paura -anche qui- delle possibili ritorsioni. Costui ha parlato con chi di dovere e ieri, come per magia non ci sono stati scontri durante la processione. Non ci crederete ma il servizio d'ordine era tutto borgataro. Gente qualunque, manovali, operai, sfacinnati. Sono stati guidati da qualcuno importante, coi piccioli, e ancora prima che iniziassero le feste sono andati nei covi degli attivisti - quelli che farneticano manifestando contro, sempre tristi, sempre incazzati - senza lesinare bastonate anche a fimmine e picciriddi. Poi, con le unghie ancora sporche di sangue rivoluzionario si sono messi a seguire il carro, pregando a voce alta e piangendo di emozione. Quello che ci ha stupito é proprio questo, che qualcuno dall’alto -dio lo protegga e lo preservi- anzi dall'altissimo, abbia deciso che il 14 luglio non ci sarebbero stati scontri nella cittá insorta. A noi la devozione non interessa, preferiamo vendere vino, eppure il momento dei botti é quando ti sentí tutt’uno con la cittá (e non pensi agli attivisti feriti).
SUCCESSI NAPOLI VOL.1
Noi siamo Roberta e Valeria, siamo gemelle e forse voi ci ricordate come vallette dello zio Pino Taranto, su TeleMonteGarriolo, o magari avete comprato la nostra cassetta di canzoni napoletane. Visto che noi veniamo dallo showbusiness possiamo capire in che senso la vita di una persona di successo possa essere molto piú difficile di quella di una persona qualunque. Ci riferiamo al premier, ovviamente, alla sua ascesa e al rapido, repentino declino. Quando ieri ce lo siamo visto qua, a comprare una bottiglia di Cinar abbiamo ricordato il nostro passato di vallette e cantanti. Inizammo molto giovani, a 13 anni, con Pino Taranto, il famoso presentatore di televendite e varietá di TMG. Era nostro zio e ci adorava perché eravamo le sue uniche nipoti. Forse avrebbe desiderato avere dei figli, ma é arruso e non ne avrá mai. Ci prese sotto la sua ala protettrice e iniziammo ad aiutarlo nelle sue televendite prima - portandogli gli oggetti dei vari lotti - e nei varietá dopo - noi eravamo quelle che giravano la palla con dentro i numeri del bingo, per intenderci. Allo studio di TMG un giorno venne un grande signore con la barba, i capelli lunghi bianchi e ricci e un bel sorriso. Era Franco Marini, una figura a metá tra il discografico e il filibustiere, che si racconta avesse scoperto il talento di Gino D'Anna, il grande cantante partenopeo. Lo zio Pino ci mandó a casa di Franco per un provino - avevamo solo 15 anni ed eravamo ancora magre - e gli piacemmo noi e le nostre voci. La cassetta SUCCESSI NAPOLI VOL.1 fu in testa alle vendite in tutti i carretti abusivi e alle stazioni di servizio. Purtroppo peró il signor Franco venne arrestato perché lo beccarono a piratare le sue stesse uscite discografiche e noi con lui cademmo in disgrazia. Povero povero premier!
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