(dedicato a Moreno, Sebastiano, Emiliano e a tutti gli altri miei amici panificatori)
Cazzo. Frusta. Tende di velluto pesanti. L'aria fredda del condizionatore whirlpool. Lo schiocco sulla mia pelle. Cazzo. Frusta. Gli occhi lacrimano ma sono felice. Ricordo Claudia vestita completamente di pelle. Io il lattice non lo sopporto, mentre la pelle, quella si. Fa odore. Apparteneva ad un animale. Vive. Lei sembra a suo agio con il cazzo di gomma. MA CHE RAZZA DI PERSONA SONO DIVENTATO? Penso mentre lei fa schioccare la frusta sulle mie natiche. Vorrei parlare, ma le direi di smettere, quindi non dico niente. CAZZO. Quando il piacere si fa insostenibile chiudo gli occhi. Ma non del tutto. Dallo spiraglio che resta aperto vedo la realtá deformata. Claudia é come un gelato velenoso, una cataratta insensibile. Mi faccio trasportare dal tatto. Il tatto é tutto.FRUSTA. Tutto tatto. Mentre la pelle si impregna di sudore e genera sudore. Dalle inferriate intravedo i passanti, su in via Principe, fare la fila per uno sfincionello. Ironico, no? Una fila lunghissima che si attorciglia fino ai quattro canti, per il razionamento. Ma a me che importa? Sono il fornaio e la mia ricchezza é direttamente proporzionale all'altrui povertá e disperazione. Sono l'unico fornaio rimasto e per questo posso prendermi il lusso di farmi appendere da Claudia, la figlia del portiere, di Piana. No. Non mi bastano piú i cannoli. Non mi bastano piú i cannoli, dammi tua figlia, se vuoi il pane. Ma Claudia é perfetta. Cazzo. Frusta. Non c'è stato bisogno di insegnarle niente. É come uscita fuori dalla pasta madre. Mi sento lievitare. Adesso lo so che cosa significa essere felici. Adesso lo so. É la paura, la certezza, che quel grosso cazzo di gomma mi penetrerá. Anche il desiderio, in fin dei conti. Soprattutto il desiderio.
venerdì 24 aprile 2009
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